Highlights
Nella
passata
estate
del
2019
sono
stati
controllati
dagli
operatori
del
S.G.A.A.
ben
43
ghiacciai,
distribuiti sull’intero territorio della Provincia di Bolzano.
I
rilievi
sono
principalmente
consistiti
nelle
misure
di
variazione
delle
fronti
fatti
rispetto
a
specifici
segnali
di
riferimento
localizzati
davanti
alle
stesse.
Inoltre
sono
state
effettuate
osservazioni
e
fotografie
(da
stazioni
fotografiche
segnalate
per
poter
consentire
il
confronto
negli
anni)
al
fine
di
descrivere lo stato in cui si sono venuti a trovare le masse gelate alla fine della stagione di ablazione.
Tutti
i
ghiacciai
hanno
evidenziato
chiari
segni
di
riduzione
sia
areale
che
di
spessore
con
valori
così
elevati
che
in
taluni
casi
ha
portato
ad
una
sempre
maggiore
emersione
ed
estensione
delle
isole
rocciose
a
scapito
della
superficie
glaciale.
I
dati
di
variazione
frontale,
da
una
prima
lettura,
parrebbero
indicare
valori
tutto
sommato
modesti
ma
in
realtà
si
tratta
di
una
situazione
che
deriva
proprio
dall’appiattimento
e
dall’altezza
sempre
minore
delle
lingue
che
in
tali
condizioni
rallentano
la
velocità di ritiro.
Una
situazione
di
rilevante
importanza
è
rappresentata
dall’aumentata
presenza
di
materiale
morenico
sulle
superfici
glaciali,
interessando
spesso
anche
i
settori
più
elevati
dei
bacini
collettori.
Tale
evento
potrebbe
essere
assunto
come
una
evidente
testimonianza
di
come
anche
il
permafrost,
cioè
il
ghiaccio
sepolto
e
interstiziale,
abbia
subìto
un
processo
di
liquefazione,
liberando
di
conseguenza
il
detrito
derivante
dalla
fratturazione
delle
rocce,
che
è
poi
franato
sulle
sottostanti
superfici
gelate.
Da
rilevare
inoltre
che
l’aumento
della
copertura
detritica
può
essere
attribuito
anche
alla
riduzione
dello
spessore del ghiaccio che ha così portato alla liberazione del materiale inglobato.
Un
altro
importante
parametro
che
è
stato
valutato
è
il
così
detto
limite
della
neve
vecchia
o
del
nevato.
Esso
identifica
una
quota
media
di
separazione
tra
il
bacino
collettore
e
quello
ablatore
del
ghiacciaio:
sul
primo,
più
elevato,
la
neve
invernale
permane
fino
alla
fine
dell’estate,
sul
secondo
più
basso
non
c’è
accumulo
ed
anche
il
ghiaccio
viene
perso
per
l’ablazione.
Si
tratta
certamente
di
uno
dei
parametri
più
significativi
perché
i
ghiacciai
diminuiscono
e
le
lingue
indietreggiano
quando
l’area
dei
bacino
collettore
si
restringe
e
l’alimentazione
non
è
più
in
grado
di
fornire
la
massa
gelata
sufficiente a mantenere attivo il ghiacciaio.
Proprio
questa
situazione
si
va
ripetendo
ormai
da
parecchi
anni,
ed
in
maniera
sempre
più
vistosa,
come
si
è
potuto
osservare
proprio
dai
rilievi
eseguiti
dal
Servizio
Glaciologico
alla
fine
dell’estate
2019
su
tutti
i
ghiacciai
osservati.
In
sostanza
l’intero
patrimonio
glaciale
regionale
si
sta
progressivamente
riducendo
con
un
andamento
che
pare
ormai
diffuso
su
tutti
i
ghiacciai
dell’arco
alpino (e non solo).
Questo
naturalmente
porta
a
delle
conseguenze
negative
perché
significa
che
diminuiscono
le
riserve
d’acqua
dolce
in
forma
solida,
disponibili
per
la
stagione
primaverile
ed
estiva
e
quindi
si
viene
a
determinare
una
variazione
nel
ciclo
idrologico
nel
quale
le
masse
gelate
fungevano
da
volano,
cioè
come regolatore dei deflussi e conseguentemente del regime dei corsi d’acqua.
Non
meno
importante
è
anche
l’aspetto
paesaggistico
per
i
territori
d’alta
quota,
caratterizzato
dalla
presenza
dei
ghiacciai
la
cui
riduzione
impone
a
quei
luoghi
scenari
via
via
diversi,
e
sicuramente
meno
dignitosi
dal
punto
di
vista
glaciale.
Anche
perché,
specie
nella
stagione
estiva
avanzata,
il
candore della neve e del ghiaccio viene deturpato dal grigio delle rocce e dei detriti.
Un
aspetto
curioso
che
si
ricava
dalle
relazioni
della
campagna
2018/2019
è
che
in
diversi
siti
è
stata
notata
la
permanenza
di
estese
placche
di
neve
residua,
primaverile,
in
apparente
contrasto
con
le
condizioni
di
generale,
intensa
riduzione
in
atto
su
tutti
i
ghiacciai
rilevati.
Si
tratta
evidentemente
delle
conseguenze
nel
regime
e
delle
modalità
con
cui
sono
avvenute
le
precipitazioni
nevose,
specialmente primaverili.
Riguardo
all’andamento
climatico
e
meteorologico
dell’annata
2018/2019,
come
confermato
dal
Servizio
meteo
della
Provincia
di
Bolzano,
i
parametri
mensili
più
significativi
possono
essere
così
riassunti:
Dicembre
2018:
più
mite
della
norma
e
siccitoso,
Gennaio
e
Febbraio
2019:
nevicate
abbondanti
specie
ai
primi
di
Febbraio,
Marzo:
mite
della
norma,
Aprile:
variabile
con
precipitazioni
abbondanti
e
un
fronte
freddo
a
fine
mese,
Maggio:
più
freddo
(dal
1991)
con
frequenti
precipitazioni,
Giugno:
caldo
con
temperature
record
a
livello
globale
(dal
2003)
nell'
ultima
settimana,
Luglio:
molti
temporali
con
temperature
superiore
alla
media,
Agosto:
temperatura
superiore
alla
norma
con
temporali intensi e grandine, Settembre e Ottobre: più miti della norma.
Riguardo
alla
nuova
annata
(2019/2020)
il
mese
di
Novembre
ha
già
portato
importanti
nevicate
che
speriamo
possano
essere
di
buon
auspicio,
anche
se
ovviamente
sono
poi
i
mesi
estivi
a
governare
maggiormente gli esiti dei bilanci di massa glaciale.
In
sintesi,
la
situazione
del
glacialismo
rilevata
per
il
2019
dagli
operatori
del
Servizio
Glaciologico
dell’Alto
Adige
sull’intera
area
di
competenza
può
definirsi
allarmante
per
la
forte
e
generalizzata
riduzione
delle
masse
gelate,
ma
anche
perché
conferma
una
evoluzione
meteo
climatica
che
tra
i
suoi
aspetti
peggiori
annovera
proprio
la
deglacializzazione
delle
fasce
altimetriche
più
elevate
del
territorio.
Il responsabile:
Pietro Bruschi
Il coordinatore scientifico:
Franco Secchieri
Operatori del SGAA che hanno partecipato alla Campagna Glaciologica 2019
Barison
G.,
Benetton
S.,
Bertinotti
I.,
Bruschi
P.,
Carbone
V.,
Covi
S.,
Greco
G.,
Le
Pera
L.,
Mattiato
M.,
Moreschi
G.,
Perini
G.,
Perotti
G.,
Rosan
R.,
Saccon
G.,
Sampieri
R.,
Sartori
G.,
Scaltriti
A.,
Seppi
R.,
Teti B., Valcanover , Zambelli O.
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